Biografia

Sergio Comacchio

Nasce a Loria, in provincia di Treviso, nel 1948.
Frequenta il Liceo Ginnasio Giorgione di Castelfranco Veneto e successivamente si laurea in farmacia presso l’Università di Padova. Dopo le prime esperienze giovanili come autodidatta, negli anni ottanta inizia il suo percorso artistico frequentando corsi di disegno, pittura e scultura.

Fondamentale per la sua formazione artistica è stato l’incontro nel 1986 con Angelo Gatto, vero maestro, di profonda cultura e conoscenza. Come un tempo gli artisti a bottega, impara a disegnare, studia anatomia, sperimenta e pratica le varie tecniche pittoriche, compresa la difficile arte dell’affresco.
Negli anni, pur non tralasciando la pittura, incrementa le esperienze nel campo della scultura che sente particolarmente consona alle proprie esigenze espressive. La sua attività scultorea comprende ritratti, altorilievi, figure in terracotta o bronzo e l’esecuzione di opere monumentali.

Dal 2014 dirige la nota trentennale Scuola d'arte “Casa Barbarella” in precedenza diretta dal maestro Gatto. Ha partecipato a numerose mostre collettive e sue opere sia pittoriche che scultoree si trovano in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero. Attualmente vive e lavora a Castello di Godego, in provincia di Treviso.

Esposizioni personali, opere scultoree pubbliche e monumenti

1990 - Personale presso la Galleria Vardanega di Asolo
1998 - Personale presso la Galleria Scrimin di Bassano del Grappa
1999 - Gruppo scultoreo in bronzo per il Monumento all’emigrante di Riese Pio X
2000 - Gruppo scultoreo in bronzo per il Monumento in onore degli immigrati italiani in Canada presso Hastings Park di Vancouver (Canada)
2001 - Viene inaugurata a Castelfranco Veneto la scultura in bronzo “Cecilia”
2002 - Busto dell'On. Domenico Sartor collocato presso l’Ospedale Civile di Castelfranco Veneto
2002 - Vince il concorso per due sculture con fontana, raffiguranti la Verità e l’Uomo collocate presso il nuovo cimitero di Rosà
2003 - Completa il monumento all'Emigrante di Vancouver (Canada) con quattro altorilievi (200X150 cm) in bronzo, raffiguranti le principali attività lavorative degli italiani in British Columbia
2004 - Ambone in bronzo per la chiesa dell’Ospedale Civile di Castelfranco Veneto
2005 - Personale presso il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto
2008 - Busto in bronzo di Don Giuseppe Menegon - Loria
2013 - Busto in bronzo in memoria del Comandante della Brigata Martiri del Grappa Primo Visentin “Masaccio” collocato a Loria
2013 - Personale presso Villa Priuli di Castello di Godego
2016 - Personale presso Museo Casa Giorgione di Castelfranco Veneto
2017 - Viene inaugurata i giardini ai piedi del castello di Castelfranco Veneto la scultura in bronzo “Monumento ai Carabinieri d'Italia”
2017 - Esposizione di disegni e sculture presso la palladiana Villa Emo a Fanzolo di Vedelago
2017 - Personale presso Ca' dei Carraresi a Treviso

Dipinti
Autunno ad Asolo
Natura viva
Signora Anna
Valeria
Vaso di anemoni
Cipressi di Asolo
Denise
Paesaggio olandese a fine Marzo
Sile
Tommaso
Contrasti
Figure femminili su sfondo grigio
Pianura veneta
Figura femminile
Luigino
Parco Bolasco
Sculture
Le tre grazie
Nausicaa
Danzatrice
Torso femminile
Prima della danza
Monumento all'emigrante
Maternità
Bruno
Treccina
Ritratto di giovane donna
Italo
Giovane danzatrice
Cecilia
Lo sguardo
Busto dell'onorevole Sartor
Piccolo cavallo
Disegni
Figura femminile
Figura su sfondo aranciato
Figura femminile
Studio di figura
Figura femminile
Studio di figura di schiena
Figura con drappo
Figura femminile
Ritratto
Figura femminile
Figura femminile
Figura femminile
Figura femminile
Ritratto
Figura femminile
Recensioni
Fuggenti Bellezze
13 novembre - 4 dicembre 2017, Ca' dei Carraresi, Treviso

Recensione di Alain Chivilò - Critico e curatore d'arte

Nella contemporaneità parlare di bellezza non è così semplice. I canoni che la definiscono sono cambiati attraverso l’avvento di nuove generazioni, ma soprattutto nuovi costumi sociali. Nel secolo scorso una situazione bella si evidenziava naturalmente e con stile, mentre oggi deve aiutarsi attraverso supporti che si generano in ambienti di confine tra l’eccentricità e la volgarità. Tutto si compie in istanti che si dileguano velocemente, perché l’importanza odierna si determina nell’essere presenti al fine di farsi comunque notare. Di conseguenza, oggi più che mai, la bellezza si configura come un enigma dalle molteplici soluzioni. Su di essa, nel Canzoniere, Francesco Petrarca cantava di una “cosa bella e mortal passa e non dura”, mentre di tutt’altra interpretazione è la definizione di Oscar Wilde perché rappresenta “l’unica cosa contro cui la forza del tempo è vana” in quanto “ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni essendo un possesso per tutta l’eternità”. Tali contrapposizioni fanno percepire chiaramente come la bellezza ruoti lungo un’illusione ammiccante da un lato l’effimero e dall’altro l’eterno. Proprio in quest’ultimo la scultura, nelle svariate determinazioni, trae la sua forza partendo dall’indicazione fornita da Auguste Rodin: “la forma nuda dell’uomo non appartiene a nessun particolare momento nella storia; essa è eterna e può essere ammirata con gioia dalla gente di tutte le età”. Leggi la recensione completa
Attimi senza tempo
26 novembre - 26 dicembre 2016, Museo Casa Giorgione, Castelfranco Veneto

Recensione di Mario Guderzo - Direttore Museo Canova, Possagno

Gli stati d’animo, i sentimenti, le emozioni sono alla base di un progetto artistico, ma essi da soli non sono arte e nemmeno espressione figurativa. L’arte, in particolare l’iconografia, è situata alla fine di un lungo percorso di ricerca tecnica e psicologica, è un insieme di nozioni apprese, sperimentate e verificate. È, nello stesso tempo, metodo, abilità e capacità di capire, interpretare e reinventare le cose. Sulla scia della tradizione Arturo Martini sottolineava come: “l’artista è un operaio. Non ha qualità particolari a sua disposizione se non questo sacco poetico: quando ci mette le mani, tira fuori qualcosa”. È quello che rileviamo in Sergio Comacchio: l’incanto e la ricerca di nuove forme lo sospingono alla realizzazione di esperienze artistiche, a dir poco, convincenti; egli sta vivendo, di questi tempi, con passione e fisicità, il suo rapporto con i materiali, prediligendo, per la scultura, l’argilla, il gesso ed il prodotto della fusione in bronzo; per la pittura, l’olio, la tela e la tavola; per il disegno, la carta e la tavola. È un interprete della bellezza, innanzitutto, dell’espressione che va oltre il naturale in quanto tesa a raccontare emozioni, sensazioni, impressioni e visioni, in una parola declina il proprio modo di sentire, descrive l’oggetto della sua visione. La parola greca “α γ α´ λ μ α τ α” [aga’lmata], significava ‘cose belle’, le cose belle che erano destinate agli dei. Quando l’artista rappresentava il corpo degli dei e degli eroi non faceva altro che un’offerta alla divinità di un dono supremo, un dono di bellezza. La chiave semantica ci dice, dunque, che in tutta l’antichità, l’arte, nello specifico la scultura, era il tramite per giungere alla divinità e rappresentarla in un omaggio votivo. È per questo che la rappresentazione naturalistica della figura umana diventa il soggetto elettivo dello scultore, il modello assoluto di riferimento e proprio, nel raffigurarlo, la scultura trova la sua stessa ragione di essere. Quando Marguerite Yourcenar nelle Memorie di Adriano afferma che “L’umano mi corrispondeva, vi trovavo tutto, anche il divino” conferma questa riflessione che nel corso del tempo soprattutto la scultura è rimasta un’arte eletta. Ma, lo stesso si potrebbe dire delle altre forme d’arte, come la pittura, il disegno, l’incisione nelle quali Comacchio sa destreggiarsi magistralmente... Leggi la recensione completa
Luce Armonia e Bellezza
12-27 Ottobre 2013, Castello di Godego

Recensione di Federica Pellizzari

Ogni tentativo di rappresentazione nasce da un’esperienza soggettiva, di suggestione e contemplazione del mondo ed è, insieme, atto interpretativo e creativo di una realtà nuova, intima e profonda.
Nelle opere di Sergio Comacchio visione e ispirazione coincidono, trovando forma e risonanza nella trama dei segni e colori dei dipinti, negli articolati aggetti e incavi delle sculture. Ciò che colpisce della sua produzione artistica è l’affl ato poetico, intuizione e compimento di un ideale di bellezza, inteso non solo come valore estetico, ma palpito vitale, anelito e rivelazione dentro ad ogni forma di un respiro d’Assoluto. Paesaggi e figure sono innanzitutto luoghi dell’animo, percorsi da un sussulto emozionale, resi vivi dalla concitata animazione del tratto grafi co e dai vivaci cromatismi, mitigati dalla luce calda, ambrata che avvolge e contorna i soggetti.
L’arte è, secondo lo stesso autore, ciò che si dà senza reticenze o veli, senza sovrastrutture o “spiegazioni”, perché, come lui stesso afferma, un dipinto o una scultura “se sono veri, se valgono, non hanno bisogno di parole”... Leggi la recensione completa
Il segno, la forma, il colore
17 Marzo-6 Aprile 2007, Loria

Recensione di Angelo Gatto

In troppi artisti moderni c'è oggi molta ritrosia, quasi paura a rappresentare la bellezza e la grazia.
La ragione è profonda: come se la bruttezza del mondo cioè la violenza, la fame, l'ingiustizia, l'inquinamento della natura e della specie, vietassero all'artista di indulgere, di indugiare, di smemorarsi quasi, nella bellezza di un corpo, di un paesaggio e in quanto di bello la natura continua ancora ad offrirci.
Questa ragione non la sentono più a livello istintivo, ma seguono la moda; tanto più dunque è apprezzabile un artista come Sergio Comacchio che non ha paura della bellezza e della grazia e continua a rappresentarla con moderna ed originale interpretazione, amorosamente con umiltà, sensibilità e grande perizia.
Egli plasma la creta modellando le figure in atteggiamenti dinamici; le opere scultoree, così sapientemente elaborate nella superficie, sono trattate con la sua originale tecnica, sfumata dalle impronte delle dita e da piccoli frammenti di creta.
Linee, forme non sono mai bloccate o statiche, ma “tendono”, si muovono al di fuori dello spazio che contiene la composizione artistica.
L'esame analitico delle sue sculture ci rivela, quindi, una nuova espressione d'arte pregna di contemporaneità stilistica, un'interpretazione vista, sentita attraverso particolari mai inutili nel solido tracciato armonioso e sobrio.
La sua scultura (Sergio è anche un pittore di ottimo talento come diremo più avanti ed un grande disegnatore) sa affrancarsi da quella classica per intendimenti e risoluzioni moderne, pur da quella traendone origine, imprimendo, nelle risultanze plastiche, la forza del suo sentire e della sua personalità.
L'essenzialità, l'eleganza di stile, la preziosità delle componenti plastiche, donano alle sue sculture una caratterizzione personale, una moderna interpretazione figurativa ed, infine, quella omogenità poetica che è giusta sintesi della sua educazione culturale e della sua invidiabile preparazione artistica...
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Muse Sculture e Dipinti
5-20 Marzo 2005, Castelfranco Veneto

Recensione di Michele Bordin

La storia dell'arte occidentale è intrisa di classicismo. I canoni estetici fissati dall'architettura e dalla statuaria greca del V-IV secolo avanti Cristo sono ricomparsi, con frequenza e intensità variabili, fino al Novecento inoltrato e ai più recenti esempi di citazionismo postmoderno. Anche gli attuali fenomeni di massa della moda e della cultura fisica propongono/impongono modelli di corpi armonici e perfetti: "scolpiti", come si usa dire.
Al polo dell'innovazione, cercata e addirittura rincorsa da molte delle espressioni artistiche contemporanee, continua a corrispondere quello, rassicurante, della tradizione. Aderirvi significa, per gli artisti, i committenti, i mercanti, i colle­zionisti, partecipare a una sorta di mondo paral­lelo e non comunicante con quello che si muove intorno alle grandi kermesse, agli artisti-divi, ai critici opinion-makers. Significa, soprattutto, riconoscersi in una concezione dell'arte come espressione di valori atemporali, che non mutano con il mutare - sempre più accelerato - delle tendenze e la comparsa di nuove tecniche.
È questa la dimensione entro cui si muove anche Sergio Comacchio. Discepolo del maestro Angelo Gatto, è stato nel 1986 tra i promotori dell'Associazione Barbarella, l'operoso laborato­rio didattico nel quale Gatto - pittore e mosaicista di solida formazione accademica - continua a impartire il suo insegnamento. Pur praticando anche il disegno e la pittura, Comacchio è preva­lentemente uno scultore: del che si ha l'immediata conferma analizzando le sue opere grafiche.
In esse, infatti, il segno corre rapido, sommario, incisivo, limitandosi a enfatizzare i volumi sullo sfondo di un cromatismo essenziale, anzi, secon­dario. La cosa è piuttosto comune tra quanti eleggono la scultura a mezzo di espressione prevalente, come dimostrano i disegni di grandi maestri, da Michelangelo a Canova, da Moore a Marino Marini, per i quali il segno detiene un ruolo in larga misura progettuale: ciò che confe­risce a simili "tentativi" (sempre di altissimo rango, beninteso) lo straordinario fascino dello studio, della faticosa ricerca della compiutezza attraverso il viluppo delle linee e delle scelte via via scartate. .... Leggi la recensione completa
Lo sguardo
31 Gennaio-19 Febbraio 1998, Bassano del Grappa

Recensione di Paolo Rizzi

I futuristi ad inizio secolo proclamavano: "Bisogna distruggere Raffaello". Il che, almeno in parte, è stato fatto: è subentrata una sorta di nausea, come dice Gombrich, per la "troppa perfezione" dell'Urbinate. Ma ora che siamo a fine secolo è parimenti chiaro: bisogna "ricostruire Raffaello". In altre parole: bisogna reimmet­tere nell'arte d'oggi quel senso d'armonia, quella "gra­zia divina", quella classicità che le avanguardie hanno tanto accanitamente combattuto... Tali e altri pensieri mi sono venuti osservando, nell'atelier di Castello di Godego, le opere di Sergio Comacchio. Esse mi sem­bravano e mi sembrano tuttora interpreti di quel recupe­ro di valori che, sia pure in nuova chiave linguistica, appare oggi sempre più imprenscindibile, al di là degli sperimentalismi e delle sofisticazioni cerebrali che ci hanno (fin troppo) rintronato la testa.
Sergio Comacchio dipinge e scolpisce da molti anni; ma non si è mai curato di assecondare il cosiddetto marketing. Ha preferito attendere la sua maturazione. Ora, dopo due ormai lontane uscite, viene allo scoper­to a Bassano. La sua produzione artistica obbedisce anzitutto ad una probità tecnica nella quale egli crede: tant'è vero che punta, oltre che su pastelli bellissimi, soprattutto su affreschi d'una qualità veramente rara, nonché su ritratti scolpiti (lui li chiama, classicamente, statue).
Maestro gli è stato, e gli è tuttora, Angelo Gatto: il che è già una garanzia. Si percepisce subito quel sen­timento di serenità, di equilibrio, di armonia, che discen­de dall'amore per i Grandi del Rinascimento: non un'i­mitazione, non una mimesi, ma un esempio da seguire. La perizia esecutiva si accompagna ad una misura che rientra, appunto, nella tradizione classica. Non si tratta peraltro, di "maniera". Ciò che caratterizza Comacchio è l'interna dialettica tra due poli equidistanti: da una parte l'essenzialità armonica della forma, dall'altra la spigliatezza istintuale del gesto. E qui che si misurano le pitture (soprattutto gli affreschi) come le sue terrecotte. La figura umana è al centro dell'interesse tematico, anche se spunta quà e là qualche splendido esempio di pae­saggio e di natura morta... Leggi la recensione completa
Eventi
Fuggenti bellezze, Sculture e disegni
Casa dei Carraresi, Treviso

Dal 13 novembre al 4 dicembre 2017

La mostra sarà visitabile con i seguenti orari: da lunedì a giovedì dalle 10.00 alle 18.00; da venerdì a domenica dalle 10.00 alle 20.00.
L'apertura nei giorni festivi e prefestivi seguirà l'orario della domenica.
Contatti

info@sergiocomacchio.it

+39 329 5357382