... In particolare il volto femminile rimanda all'archetipo di una bellezza ideale, direi platonica, cioè riportata ad un modello assoluto. La natura, diceva Cézanne, si può ricondurre ad elementi geometrici puri. Così Comacchio inserisce idealmente ovali, sfere, quadrati, triangoli nella struttura di base delle sue opere. Si sente, quasi in filigrana, la scansione strutturale che conduce ad un ordine compositivo che è anche ordine mentale: biologico e psichico insieme. Su questo schema intellettuale si sovrappone, senza sforzo, l'immediatezza del segno, caratterizzato da una rapidità istintuale. Ne guadagna la freschezza dell'opera, quel suo apparire come evento improvviso su una base organicamente calibrata.
Ecco quindi la scelta stessa dell'affresco: tecnica in cui la finezza materica, la granulosità del tessuto, l'assorbimento della luce, il senso stesso del muro corroso si uniscono alla sensazione di una temporalità del fare, come momento di estrinsecazione immediata dell'immagine. Il tutto assume un'aura che è antica e nello stesso tempo moderna, fatta di scatti timbrici e di larghe pause meditative, di raffinatezze cromatiche e di primarietà espressive.
Ma poi ci si accorge che anche nei pastelli, e persino negli acquerelli, l'immagine assume la stessa fisionomia: quella suggestione che offre proprio un impianto di congruenza formale classica su cui si salda l'impromptu brillante dell'artista. I ritratti in particolare, sia pittorici sia scultorei, diventano momenti in cui i caratteri fisionomici si saldano a quelli psicologici; e la vitalità ne zampilla in modo del tutto spontaneo.
Il ritorno a Raffaello, di cui si parlava, è appunto un rinverdire della classicità perenne. In questo senso l'opera di Comacchio rappresenta senza presunzioni nè albagie il momento di una cultura moderna che si rinnova attraverso i valori perenni dell'antico.